L’Affare di una Notte…

Buonasera signori e signore, come state? Spero bene. Io? Molto bene, vi ringrazio per l’interessamento, siete proprio gentili. Oggi volevo raccontarvi di una storia accaduta nei primi giorni di febbraio, lasciamo perdere l’anno, ormai e acqua passata, sotto i ponti, poteva essere il 2018 o magari il 2016. Il luogo che vedete e quello in foto, si non sto scherzando, esiste questo luogo. Non posso rivelare dove si trova, posso dirvi che è a pochi minuti da Milano. In questo luogo alle 24.00 circa c’è stato un affare concluso. Il professor Kruge mi diceva che i veri affari si fanno in due. C’è chi vende e chi compra. Per un buon affare di solito il prezzo non lo decide il venditore e neanche il compratore, il prezzo lo decide la bellezza e la magia di certi affari. Un dipinto esempio. La foto è stata scattata alle 23.30. Aspettavo il compratore, avevo 30 minuti d’attesa e nel silenzio da orgasmo di quel luogo, ho fatto un paio di foto. Partiamo dall’inizio. Arrivo in questo luogo alle 16.30 circa, camera prenotata un mese prima dalla segreteria del piano terra dell’azienda. Posto deserto, non c’era un’anima viva. Entro in camera, tutto spartano. Come sempre ho poco da portarmi dietro. Una camicia di ricambio, un pantalone di ricambio, una mutanda di ricambio, un paio di calze di ricambio, il fiaschetto di whisky non manca mai, un giorno ve lo farò vedere. Una micro macchina fotografica, di quelle di uso militare. Un cellulare come sempre Nokia di vecchio stile con numero telefonico svizzero. Mi siedo sul letto, appoggiando la schiena alla testata del letto, cigolante oltretutto e aspetto scrivendo qualcosa su di una piccola agenda. Ho il vizio di scrivere a mano, del resto il professor Kruge ha sempre detto; “Non disimparate la manualità dello scrivere, se la perdete, rischiate di perdere anche quella dell’anima.”Lui era convinto che la mano è guidata dall’anima. Se si perde la manualità, si perde nei meandri del niente pure l’anima. Per questo le nuove generazioni non sanno tenere una penna in mano. Verso le 19.30 mi metto sotto la doccia. Mi vesto molto lentamente, ho tutto il tempo di questo fottuto mondo. Verso le 21.00 vo a cena, un piccolo ristorantino, del resto ho tempo. Alle 22.30 rientro in camera e attendo, scrivendo piccoli pensieri. Alle 23.30 scendo e attendo il compratore. Faccio un paio di fotografie, sono un po scure ma dovete comprendere che la macchina e quella che è. Che silenzio, che pace, sembrava la fine del mondo. Mi siedo su di una poltrona del tipo shabby chic. Verso le 24 e qualche minuto ecco arrivare tre persone dall’altra parte di questa specie di anfiteatro. Strette di mano sono obbligatorie, un sorrisino al libanese. Chi è il libanese. E un vero libanese. Non sapete chi sono i libanesi? Sono degli autentici mercanti dopo gli ebrei e gli olandesi. Vi insegno qualcosa. Ricordatevi che i più grandi mercanti al mondo sono di sangue Olandese, Libanese ed Ebrea. Se dovete fare affari con loro fatevi prima il segno della croce. Quando i piani alti mi dissero che ci sarebbe stato un libanese, “occupatene te” la prima cosa che ho detto;“Cazzo!” Eccolo li con la sua valigetta d’ordinanza. I libanesi girano sempre con valigette piene di soldi, sono dei mediatori, mercanti. Veniva a nome di un petroliere Kazako. Questo kazako appassionato d’opere d’arte russa del secolo scorso. Soprattutto di un pittore del realismo russo. Aveva mandato questo libanese in giro per il mondo a raccattare a suon di petroldollari dipinti di questo pittore. Una trattativa che andava avanti da sei mesi circa, dove il centesimo era tutto. Con I libanesi e così, del resto questo lo conoscevo già, era il prediletto del Sultano del Brunei. Un giorno vi racconterò la follia del Sultano del Brunei che si faceva costruire palazzi nel suo Stato, fotocopiati da altre città in giro per il mondo. Come una discoteca di Londra, ne rimasero affascinati I figli del Sultano che poi convinsero il padre a smontarla da Londra e portarla identica nel Brunei. Il proprietario di quella discoteca londinese fu obbligato a venderla e a farsela smontare nel suo più totale stupore. Questo grazie al fantomatico mercante libanese, un giorno ve la racconterò. Dove eravamo rimasti? Ah si! Presenti quella notte c’era un esperto d’arte, ovvio, doveva verificare che il dipinto era vero. L’altro doveva essere una guardia del corpo. Dico ai signori di aspettare, andavo a prendere il magico dipinto. Voi volete sapere dov’era nascosto? “Segreto.” Come è segreto il tipo di auto usata per giungere in quel luogo. Nell’auto ricordatevi si possono costruire nascondigli segreti, dove puoi tenere anche opere d’arte. Nel più totale silenzio del luogo e nel cuore della notte, si erano fatte già le 24.30, l’esperto d’arte iniziò il controllo. Il libanese parla in maniera perfetta l’italiano, difatti rimaniamo a parlare insieme, senza dimenticare che conosce molte lingue. Gli offro dal mio fiaschetto un pò del whisky, si perde del tempo nello scoprire che tipo di whisky ci fosse dentro il fiaschetto. Si parla del suo paese, il Libano, del Medio Oriente, dello Yemen, del Sultano del Brunei che lo manda in giro per il mondo per esaudire i vizi dei suoi tanti figli e nipoti. Alla 1.30 l’esperto d’arte da l’ok. Ecco che il libanese apre il lucchetto dove teneva ben legata al polso la valigetta piena di dollari. Gli dico di attendere, devo contare I soldi. Li conto, porca la miseria come profumano di buono i dollari, tutti raggruppati in un bel comitato, tutti uniti al calduccio di una valigetta in similpelle. Meglio contarli due volte, sapete i miei capi poi si incazzano, senza dimenticare il grande capo svizzero. Perfetto, ci sono tutti, ci si saluta. Prendo la valigetta, torno nella mia camera e aspetto dormendo in una specie di dormiveglia, seduto sul letto, con la schiena sulla spalliera, con la Tv accesa. La mattina presto, alle prime luci dell’alba si torna a Milano, in sede dell’azienda a consegnare la valigetta. Torno a casa e mi prendo un giorno di riposo, mi butto sul letto e senza rendemi conto mi addormento, mandando a fanculo il mondo, il libanese e il Sultano del Brunei.

13 pensieri su “L’Affare di una Notte…

  1. Dietro ad un nickname ci può essere chiunque e raccontare quello che vuole. Ma, in certi racconti, si percepisce qualcosa in più… fosse solo una fiaschetta condivisa o l’appoggiarsi alla testata di un letto tirando un sospiro di sollievo. Io quel sospiro l’ho sentito

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