Le Tre P.M.B (3°ultima parte)

Penso a quei poveretti che si sono visti cancellato il volo e farsi una fila interminabile alla Czech Airlines sperando in una soluzione, erano disperati. Quelli della compagnia sono stati comunque degli stronzetti, c’erano dei posti in più sull’aereo della KLM che mi avevano assegnato. Invece li hanno lasciati fino la mattina seguente a bivaccare al Ruzyne. Fa senso tornare a Milano stando seduto su di un posto dove a destra era vuoto e a sinistra anch’esso vuoto e poi pensi che qualcuno è rimasto là. Erano dei miei connazionali, potevo fare come fa il Mossad quando aiuta i connazionali. Avrei potuto obbligare la Czech Airlines a riservare dei posti liberi ad altri miei concittadini italiani, volendo si poteva fare, c’erano dei posti vuoti. Semmai come il Mossad avrei richiesto poi un pagamento o dei favori. Tutto in questa vita ha un prezzo da pagare. Come quando molti anni fa, un tizio doveva darmi 250 mila lire in contanti. Non li aveva, era disperato, non sapeva come pagarmi, aveva trovato mille scuse per non tirare fuori 250 mila lire. Allora mi propose un gatto persiano, appena nato di qualche settimana. Me lo fece vedere, era un bellissimo pupazzetto quasi finto, stava dentro una scatola di scarpe. Pensate un po’ aveva anche il pedigree quel gatto. Io non me ne intendo di gatti e cani, chiedo quanto vale, lui mi dice più di un milione di lire. Volendo ci avrei guadagnato, l’affare mi sembrava buono, e poi era troppo simpatico quel micio. Pelo morbido, ci penso un qualche minuto, rifletto. Poi penso alla mia compagna che avevo da poco conosciuto, lei andava matta per i gatti. Portargli un persiano neonato a casa chissà come sarebbe stata felice. Aveva appena perso il suo gatto finito sotto ad un’auto. Accettai, il tizio e contento, stretta di mano tra gentiluomini. Mi da questo gatto, lo metto sul sedile lato passeggero e apro la scatola. Spunta la testolina e miagola come per dire “Toh il mio nuovo padrone che faccia da pirla che ha.” Alla fine avevo ragione, la donzella fu felice. Quindi tutto ha un prezzo. Ora andiamo alla terza parte, mi sto perdendo in fronzoli e ciance inutili. Dove ero rimasto? già al calcolo dei 4000 morti che aveva calcolato il Mossad e in base a quello aveva fatto il suo prezzo da chiedere alla Casabianca. Washington non ci credeva, definì impossibile un attentato attraverso aerei civili. Pearl Harbor in quel 7 dicembre del 1941 chiamata “Operazione Z.” Dalle 6.00 del mattino alle 10.00 circa 18 aerei kamikaze giapponesi provocarono più di 3000 morti. 18 aerei guidati da 18 piloti giapponesi che dopo aver svuotato tutte le bombe si dovevano schiantare contro 18 obiettivi. Fu una carneficina, più di 3000 morti, quasi tutti ammazzati nel sonno. La Casabianca non crede a ciò che sosteneva il Mossad. Il Mossad decide di salvaguardare i propri connazionali. Il giorno prima del 11 settembre, il governo israeliano fa pervenire un sms a tutti i propri connazionali di non presentarsi al lavoro. Provenienza del sms ministero della difesa israeliano. Molti israeliani residenti a New York si informano all’ambasciata e al consolato. E ricevono le stesse informazioni, di non presentarsi sul posto di lavoro per questioni di sicurezza. Succede quel che succede. Ecco che alla Casabianca l’accusano di non aver ascoltato l’intelligence che poi era il Mossad Israeliano. In pochi sanno che fu il Mossad ad avvertire il governo americano, che non credeva perché lo riteneva un pagamento troppo esoso per una cosa a cui per loro sembrava fosse impossibile. Se potrebbero tornare indietro avrebbero pagato e ascoltato il Mossad. Da quel 11 Settembre nasce la “Task Force.” per andare a caccia di Osama Bin Laden e dei suoi affiliati e amici di merende. Ecco che entra in scena lei “Gina Haspel” Ex agente segreto fin da giovane stazionava tra la Turchia e la Bulgaria. Riceve una promozione, lascia il campo d’azione e gli affidano un ufficio compreso la scelta dei collaboratori. Sarà lei che si occuperà di andare a caccia di tutta la rete di comando di Al Qaeda. Ha l’idea particolare di fare un mazzo di carte con le facce di tutti quelli da cacciare, Chiede collaborazione pagando il Mossad e si fa affiancare da quelli che soggiornavano per mesi e mesi al’ Hotel di Piazza Duca D’Aosta a Milano. Nel febbraio del 2003 CIA e MOSSAD chiedono al governo italiano di collaborare per un’operazione segreta sul suolo italiano precisamente a Milano. Chiedono di chiudere gli occhi di ciò che sarebbe accaduto quel 17 febbraio. Prelevamento di Abu Omar dalla sua residenza sopra al centro culturale islamico di Viale Jenner. Prelevato e poi trasportato su di un’ambulanza all’aeroporto di Linate e con un volo privato destinazione in uno dei “SITI NERI.” I siti neri erano dei luoghi scelti da Gina Haspel per la tortura dei prigionieri, per farli parlare. I Siti Neri erano in Polonia, Thailandia, Egitto, Marocco e Romania. Tramite accordi con i governi di questi Stati si trovavano edifici trasformati in prigioni, dove venivano interrogati tutti coloro che venivano catturati. Gli interrogatori erano fondamentalmente torture, su ordine della Gina. L’operazione in Italia uscì da qualche gola profonda qualche settimana dopo. La stampa italiana che non si fa i cazzi propri, fa uscire questo strano messaggio di un’operazione militare segreta sul suolo italiano con il permesso e l’avvallo del ministero dell’interno italiano. Violati i diritti umani, perché gira voce che l’operazione e stata effettuata dai “Torturatori” della Task Force della Haspel. Ci fu anche un processo in Italia dove furono condannati alcuni agenti della CIA e un paio di Italiani. All’Aja il tribunale dei diritti sull’uomo ha sanzionato l’Italia di un pagamento di una multa miliardaria. Poi lo stesso tribunale ha accusato la Gina Haspel di reati contro l’umanità emanando una richiesta di arresto internazionale. Gina Haspel fu la donna che sconfisse Al Qaeda con l’uso della tortura. Tutti i signorini con la faccia stampata sul mazzo di carte furono tutti eliminati, uno per uno. Omar viene portato in Thailandia. Viene spogliato nudo, e appeso dalle braccia su dei ganci attaccati ad un soffitto di una stanza buia. Attaccato come i maiali ai macelli, quando non viene interrogato. Quando viene interrogato lo staccano dal soffitto e lo mettono seduto su di una sedia. Uomini incappucciati iniziano a fare nomi, date, e vogliono sapere conferme da Abu Omar che all’inizio non parla. In certi interrogatori con l’uso della tortura colui che interroga non deve mai avere “VISIBILE IL VOLTO.” Fondamentale che il prigioniero non deve vedere il volto di chi lo sta torturando, solo gli occhi. La Gina invece, partecipa agli interrogatori con il volto scoperto come se fosse un Dio supremo. Si inventa il “Waterboarding” Sapete che esistono le posizioni quando fate ginnastica da letto, il missionario, la pecorina, la spagnola ect ect. Nella tortura esistono invece le varie tecniche e ognuna ha il suo nome. La Haspel si inventa a modo suo il “Waterboarding.” La tortura del soffocamento tramite l’acqua. Metti il prigioniero seduto su di una sedia, luce sugli occhi, testa appoggiata sullo schienale della sedia, le mani legate dietro lo schienale, Un’asciugamani sul volto, un secchio d’acqua e una spugna. Bagni la spugna, la inzuppi d’acqua, poi strizzi la spugna sul volto del prigioniero coperto dall’asciugamano. In quel momento il prigioniero ha un senso di soffocamento come di morire. Una brutta sensazione, quasi da voler realmente morire per non soffrire. Avete provato a nuotare e improvvisamente non riuscire a stare a galla e iniziare ad affogare? L’affogamento che non è affogamento il waterboarding. Ti fa affogare senza farti morire. Non lo auguro a nessuno. Abu Omar parla, parla dice tutto. E un canterino, canta, dice tutto. Racconta di dove è nascosto Osama Bin Laden. Azzz!!! Bingo, più facile del previsto. In Italia fu sconfitta la mafia negli anni 30 grazie al Prefetto di Ferro, un certo Cesare Mori. La sconfisse anche con le torture, infatti i mafiosi scapparono tutti e si rifugiarono negli Stati Uniti. Falcone e Borsellino intervistati da un giornalista inglese nella fine anni 80 dissero” Noi siamo seguaci dei modi investigativi di Cesare Mori, l’uomo che negli anni 30 sconfisse la mafia. Noi stiamo adoperando le sue stesse indagini, dal controllo dei flussi finanziari a bloccare tutti i conti correnti dei sospettati. Solo su di una cosa non possiamo o meglio non abbiamo carta bianca, l’uso della tortura negli interrogatori, in Italia non te lo permettono, sicuramente avremo sconfitto in pochi mesi la mafia.” Lo dissero Falcone e Borsellino in un’intervista su di un giornale inglese. Torniamo alla nostra storia, prima di parlarvi di come fu preso Osama Bin Laden grazie alla voce canterina di Abu Omar, volevo dirvi che fine ha fatto Fateh Kamel, detto il bello. E tutt’ora salvo, vive in Canada sposato con una cittadina canadese. Fateh da anni tenta di ottenere la cittadinanza canadese e ogni volta e respinta. Vive in una bellissima casa, gestisce un negozio in una stazione di servizio. Per ora non crea problemi, sembra abbia messo la testa apposto. E osservato speciale da anni, il suo passaporto ritrovato in Viale Jenner è ancora dentro il cassetto del Mossad. Voglio vedere la faccia di Fateh se un giorno si decide di presentarsi a casa sua, bussare alla porta e dargli il passaporto e dirgli “Quando decide di tornare a Milano non si perda il passaporto, sono anni che lo abbiamo noi e sono anni che aspettiamo il momento giusto di presentarci alla sua porta, per vedere la sua faccia di cazzo, quando glielo riconsegnavamo. Cerchi di rigare diritto se no fa la fine del suo amico Abu Omar, appeso come i maiali.” Vi consiglio di sedervi. Devo raccontarvi il successo della Gina Haspel, premiata poi diventando una super consigliera di Donald Trump. E diventata la prima donna a capo della CIA. Incredibile! E la dimostrazione che la meritocrazia paga sempre, sia tu abbia i pantaloni che la gonna. La Gina ha sconfitto AlQaeda in breve tempo, attuando una politica di ferro. La criminalità va sconfitta con la forza, non puoi combatterla solo con le manette, il processino, l’avvocatino, i tempi si allungano. Il tempo logora, logora le anime, figuriamoci gli uomini. Alla Haspel nella disperazione di dover barcollare nel buio gli dissero “Risolvi tu questo casino.” Nata nel 1956 del 1 Ottobre ad Ashland. Prende la laurea da giornalismo e lingue. Nel 1980 inizia a lavorare da bibliotecaria e viene vista da un certo Angleton. Ne vede un potenziale e le consiglia di entrare nella CIA. Nel 1985 è assunta dalla CIA come traduttrice di rapporti provenienti da ogni parte del mondo. Il suo primo lavoro fu per caso, era l’unica persona disponibile per un viaggio in Etiopia. Doveva risolvere un problema. Fece di testa sua con un grande successo. Nel 1989 viene mandata come capo coordinatrice in Eurasia, con sede Turchia e Bulgaria, subito dopo la caduta del muro. Si eleva con il passare del tempo, fin dai primi esami si nota in lei grandi capacità d’intelligenza. Decisionista, in tutto Ecco che gli danno una promozione e diventa capo di una Task Force per combattere AlQaeda. Ad’oggi lei diventata collaboratrice strettissima di Donald Trump ma anche sulla sua testa c’è un mandato di arresto emesso dal tribunale sui diritti umani. Il mondo del resto gira al contrario, lei che sconfigge il demonio di AlQaeda entra sotto processo. Perché secondo questo tribunale anche i criminali sono esseri umani e vanno trattati da tali. La Gina ebbe l’incredibile idea di mettere le belle facce dei ricercati su di un mazzo di carte. Il bel mazzo di carte di fiori, picche, coppe e denari finì nelle tasche di tutti coloro incaricati a dar la caccia ai componenti di AlQaeda. Fa senso quando fermavi un sospettato, dalla tasca tiravi fuori il mazzo di carte e guardavi tutte le facce stampate su quelle cazzo di carte. “Senti tu, sei in arresto, qui c’è la tua faccia in mezzo a dei fiori, o magari potevi essere un picche. Lo so che siete impazienti che volete sapere come va a finire questa fottuta storia. Siete pronti, 3…2….1…via!!! Abu Omar canta, in quella stanza, divenuta, la stanza delle torture in uno stabile in mezzo alla Thailandia, in una località che non posso rivelare. Abu Omar canta, dice tutto. Sotto tortura non poteva resistere. Disse che Osama Bin Laden è nascosto da molto tempo ad Abbottabad. Una località in Pakistan a pochi chilometri dal Himalaya. E come dire in Italia una semplice cittadina, tipo Viterbo o Piacenza o Brindisi. Era nascosto dentro una casa disposta su due piani, circondata da un cortile abbastanza grande, predisposto a due triangoli, quello di destra e quello di sinistra, in mezzo c’era la casa. Sopra il primo piano un terrazzino dove nessuno andava. Sul terrazzino c’era un piccolo complesso a bilocale, in quel punto stava nascosto Osama Bin Laden, li dentro. Attorno a tutto il complesso una muraglia che andava in vari punti da 4 a 5 metri di altezza. Era difficile da fuori guardare cosa ci fosse all’interno, l’unico ingresso era una porticina in ferro. Nei due cortili a triangolo c’erano delle finte porte ma erano muri dove stazionavano due guardie armate. Ma Abu Omar aveva detto la verità? Scatta la fase due dell’operazione. Ecco che a presentarsi a Abbottabad arrivano due finti fotografi. Si presero un appartamento in affitto posizionato a circa 500 metri dalla probabile residenza di Osama Bin Laden. Chi erano quei due fotografi? Toh che strano, erano gli stessi che bazzicavano all’Hotel di Piazza Duca D’Aosta, nel periodo che si infiltrarono nella moschea di Viale Jenner a Milano. I due al servizio del Mossad, che in quel periodo era collaboratrice della Haspel. Li aveva richiesti principalmente lei. Arrivano come volevasi dimostrare confezionati da arabi. Piazzano le macchine fotografiche con ottimi obbiettivi da poter fare foto anche a un chilometro. Fanno i turni, prima uno e dopo 6 ore l’altro per coprire l’intera giornata di 24 ore, si pappano due turni a testa. Scattano migliaia di fotografie. Le migliaia di foto che fanno si troveranno in tante Microcard, che poi finivano dentro una scatola di latta, quella dei biscotti al burro danesi. Ci sono al suo interno dei biscotti suddivisi da una cartina rotonda che ricopre tutta la scatola al suo interno. Sotto la carta venivano messi le Microcard. Ferme grazie a dello scotch biadesivo e spedirli via corriere. Da Islamabad c’era un aereo che portava queste Microcard a Sofia. Nel distretto di Mladost a sud della città. In un’abitazione si rielaboravano tutte le fotografie. Quelle più interessanti si scannerizzavano e venivano spedite via posta elettronica negli Stati Uniti, con la dicitura in oggetto “Carte Magiche.” Finivano queste email al quartier generale della Gina Haspel. Mesi e mesi, la stanchezza si faceva strada in quella piccola stanza di Abbottabad. Si cercava di non usare troppa luce, c’era una piccola lampadina che serviva per illuminare quel tugurio. Si viveva così, tra gli scarafaggi che facevano giri turistici nel sacchetto dell’immondizia pieno da giorni di Kebab che con il tempo la cipolla dava la nausea anche a formiche che prima che quel sacchetto diventasse puzzolente amavano farsi i giretti. Come portacenere si usava un vaso da fiori. La terra con i fiori la si buttava fuori dalla porta, prima o poi sarebbero passati a tirarla via dal corridoio. Lattine di birra in giro, anche a terra, in ogni angolo, a volte le calciavi come se fossero dei palloni, sperando che qualche scarafaggio tentasse di colpirle di testa. A volte non si aveva la forza di dormire, anche perché il materasso provocava dei dolori alla schiena. E poi si aveva la sensazione che il materasso fosse la residenza di teneri cimici. Pizzicavano cazzo, non si poteva andare avanti così, che ogni mattina dalla pelle uscivano dei bozzoli. No basta dormire su quel materasso, meglio dormire sulla sedia. Addormentarsi tenendo tra le mani una lattina, stritolarla in mille pezzi, sotto quella fottuta lampadina, mentre l’altro e li a fare foto. Tic, Tic, solito rumore del cazzo. Che vita di merda, ma devi farlo. Non puoi più cambiare vita a meno che non decidi di scomparire, andare in Uruguay, a Montevideo sulla spiaggia o ancora più a Sud a Maldonado, dove andrò a svernare, sopra un amaca in riva al mare magari gestire un chiosco di bibite, sarà quella la mia vecchiaia e manderò a fanculo il mondo. Vivere di vento, perché li ce sempre vento, vento che ti accarezza, ti coccola. A volte si rideva tra noi, si pensava a Maldonado, ci si prendeva anche per i fondelli del tipo “Vedrai che a Maldonado ci sarà pure Gesù cristo che ci chiederà di versagli una birra, oltretutto la vorrà calda.” Un giorno ecco arrivare un miracolo, si sposta una tenda dall’ultimo piano. Dal punto dove ogni foto che si scattava si vedeva solo una finestra con una tenda che copriva tutto. Possibile che l’intero complesso era vissuto ma quella finestra era sempre chiusa. Un bambino guarda in alto, verso quella finestra. Si sposta l’obbiettivo, con chi sta parlando il bambino? Ecco aprirsi la tenda, Oddio!!! Si vede un volto, non è chiaro, un volto mai visto finora. Si scattano molte foto continue da far sobbalzare il compagno che stava dormendo sulla sedia con la testa appoggiata sulla spalliera, con la bocca aperta con le mosche che si facevano il giro delle giostre sulle sue labbra. Bisogna forse ringraziare quel bambino che ha obbligato quell’uomo a uscire allo scoperto. A volte per i figli si rischia anche la vita. Difatti fu scacco matto. Anche per quel bambino il futuro era dentro una bara. Tutti gli abitanti di quel complesso sarebbero morti tutti. La Haspel era categorica, uccidere tutti. Non bisogna rischiare di trovarsi anche un bambino carico di esplosivo o una donna con nascosta tra le mutande una bomba a mano. Quell’uomo dietro quella tenda era Osama Bin Laden? Quel piccolo scorcio di viso che si era intravisto. Le foto finiscono al Pentagono. Vengono rielaborate al computer, il risultato dice al 60% è Osama Bin Laden, il Re del mazzo di carte. Non sono tutti convinti di rischiare. Fare un’operazione militare uccidendo tutti i presenti di quel complesso significava andare in pasto all’opinione pubblica se non fosse veramente Osama Bin Laden quell’uomo. La Gina era convinta, il suo fiuto era fantastico. Era convinta che quell’uomo era Osama Bin Laden. Portò lei stessa il documento da far firmare a Barack Obama. Doveva dare l’assenso all’azione militare. Ci fu la conferma dopo una lunghissima riunione fiume che durò un giorno intero. Quei due uomini in quella stanza aspettavano. Aspettare che il segnale ti dica, “Vattene, hai finito il tuo lavoro.” Si contavano i giorni, nessuno sapeva niente. Sempre la solita frase che da sempre rimbomba in testa “Aspettare” Aspettare cosa, aspettare la morte, la vita. Cosa si aspetta. La cosa pazzesca che in quel tugurio ci si faceva degli amiconi gli scarafaggi, che avevano preso le nostre mani come giocattolino, sapete quello degli scivoli. Salivano fino alla spalla, poi tiravi giù il braccio e giù in terra. Cazzo mai una volta che si spiaccicavano in terra. Erano elastici. Cazzo una telefonata, “Andate via.” Via l’unico zaino, con poche robe. Ci si portava pochi vestiti. Di solito si lavavano li e usava tra una porta e l’altra una corda e appendavamo gli abiti, li lasciavamo asciugare, poi appena asciutti ci cambiavamo. In giornate umide i vestiti facevano fatica ad asciugare che poi puzzavano di umidità. Si, si puzzava parecchio quando si andava via. Finalmente via. E quando si andava via lo si faceva in silenzio nel buio della notte. Senza far rumore, lasciando sempre un alone particolare quando ci si lasciava alle spalle la porta. Qualche giorno dopo, alle 01.10 con una forma strana di numerologia, scatta l’operazione. 24 uomini nel cuore della notte scendono dal cielo grazie a elicotteri silenziosi. Ammazzano tutti, penso che nessuno abbia avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo. Ad ogni soldato sull’elmetto c’era una telecamera per far vedere lo spettacolo al presidente Barack Obama e alla Gina Haspel, seduti a guardarsi lo show in una stanza del pentagono. Fu uccisa l’intera famiglia di Osama Bin Laden compreso lui, all’ultimo piano del complesso, era nel letto, non fece tempo a prendere il fucile. La telecamera posta sul’elmetto del soldato scende sul volto di Osama Bin Laden. Il soldato era Rob O’Neill, l’uomo che uccise Osama Bin Laden. Rob ora fa il consulente per società multinazionali, varie società. Fu lui che prese dalla tasca la carta del mazzo, la mise vicino al volto di Bin Laden, era lui. Dalla stanza del pentagono iniziò un applauso e abbracci. Puttana Eva era Osama Bin Laden, l’ultima carta del mazzo. Gina Haspel ha vinto. Ha sterminato l’intera organizzazione di AlQaeda nel giro di poco tempo. Fu la stessa Gina Haspel intelligentemente a voler che il corpo di Osama Bin Laden fosse gettato da un aereo in mare, senza nessuna tomba per evitare pellegrinaggi e fantomatici emulatori. Abu Omar e tutti gli altri appartenenti all’organizzazione di AlQaeda sono sotto cura psichiatrica in una clinica specializzata. Il referto dei medici parla di gravi lesioni mentali, dovute alle torture. Del resto nessuno gli ha ordinato di essere criminali. Solo Fateh Kamel, detto il bello si è salvato, non basta aver trovato il suo passaporto nella moschea di Viale Jenner a Milano per potergli fare il servizio personalizzato. Dalla paura che si è preso e rendendosi conto che poteva far la fine dei suoi amichetti si è messo in riga. Una cosa è certa, Fateh Kamel e la sua bella faccia nel mazzo di carte non c’era. Se ci fosse stata faceva la fine di uno scarafaggio quando lo schiacci.

P.S. Dipinto del pittore olandese Ary Scheffer “Il suicidio delle donne eroiche” Conservato a Louvre.
Buon Week End

4 pensieri su “Le Tre P.M.B (3°ultima parte)

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.